Agosto 2011, tempo di Ramadan in Marocco e tempo di vacanza on the road per noi! Siamo in quattro in quest’avventura: noi di Family on Trip (Lucilla, Tommaso e Pietro) e il nostro caro amico Pietro che, dopo questa intensa vacanza insieme, diventerà anche colui che ha officiato il nostro matrimonio l’anno seguente.
Il nostro obiettivo è quello di visitare il Marocco on the road circumnavigando l’Atlante, risalendo lungo il deserto fino alle città imperiali di Fes e Meknes per riscendere verso Marrakesh ed infine chiudere l’anello lungo la costa da Essaouira a Mirleft.
3 adulti, un bambino e una Dacia Logan
3000 km di Marock’n’Roll on the road!
Il bello di viaggiare in Marocco durante il Ramadan è che il paese è letteralmente deserto. Tutti gli alloggi sono liberi e spesso si è gli unici ospiti nel villaggio!
Dall’Italia prenotiamo l’indispensabile: i voli A/R, l’auto (una mitica Dacia Logan berlina) e l’ostello Villa Azur (www.aubergevillaazur.com) – per le prime due notti a Tamraght. La prima tappa è quasi obbligata perché Federico, il primo amore di Lucilla, vive proprio a Tamraght dove gestisce con la sua compagna una scuola di surf e un’agenzia di escursioni e trekking sull’Atlante. Impossibile non passare a salutarlo!
Atterriamo all’aeroporto di Agadir, è pomeriggio inoltrato e la giornata è splendida. Nel parcheggio dell’aeroporto c’è la Dacia che ci aspetta con seggiolino per Pietro (Pietro “piccolo”) incluso. Il traffico marocchino ci investe letteralmente ma già al terzo incrocio il nostro driver Tommaso comincia a prenderci le misure: occhi aperti e segui il flusso!
In pochi minuti arriviamo sulla litoranea in direzione Tamraght, l’oceano alla nostra sinistra è avvolto da una nebbia di umidità fitta e densissima… scopriremo poi che la nebbia si crea sempre in estate per via dell’escursione termica tra la terra (caldissima) e il mare (oceano, sempre freddo), che fregatura!
In zona Agadir trascorriamo due piacevoli giorni, Federico ci porta al mare, ci fa da cicerone e ci consiglia alcune tappe imperdibili per il nostro tour. Lasciata la costa ci dirigiamo immediatamente verso l’Atlante lasciandoci la cappa di umidità alle spalle.
Usciti dalla città, la strada diventa deserta e bellissima ed inizia il vero viaggio: destinazione Tafraout e il cappello di Napoleone (che non è un copricapo ma una spettacolare formazione rocciosa). Lungo la strada, la R105, incrociamo un branco di dromedari che si abbeverano in un lago. Che emozione! Restiamo tutti e quattro incantati.
Come alloggio scegliamo il B&B di Yamina e suo marito, una casa tradizionale berbera a Tandilt. L’accoglienza è speciale, la cucina tradizionale ottima e sconvolgentemente leggera (Yamina usa solo olio di Argan che si produce nella regione) e le camere spartane ma pulite.
Lasciata Tafraout ci dirigiamo verso Ait-Ben-Haddou lungo la R106 e la N10, la strada sembra nuova e appena asfaltata. Il paesaggio intorno a noi è desertico, è come attraversare un mare color nocciola! La temperatura esterna di giorno è altissima, tra i 40 e i 44 gradi, ma l’aria è molto secca e rende il caldo più sopportabile. Abbiamo deciso di effettuare gli spostamenti da una tappa all’altra nelle ore più calde del giorno in modo da sopravvivere grazie all’aria condizionata della mitica Dacia! In 6 ore di guida percorriamo poco più di 440 km. Arrivati ad Ait-Ben-Haddou cerchiamo subito un alloggio che ci piaccia e, dei tanti che visitiamo, scegliamo Auberge Ayouze un’antica casa berbera restaurata e trasformata in accogliente B&B. La mattina seguente risveglio all’alba con colazione berbera (una delizia) e poi subito diretti a visitare la Kasbah d’Ait Ben Haddou prima che il sole diventi troppo forte.
Indispensabile premunirsi di grandi scorte d’acqua e di cibo secco nel portabagagli, di giorno durante il Ramadan non è possibile acquistare cibo e acqua nei villaggi.
Lasciata la Kasbah hollywoodiana (è stata set cinematografico per svariate pellicole) ci dirigiamo verso le Gole del Todra, uno dei canyon più spettacolari del mondo. Superiamo Ouarzazate senza fermarci e proseguiamo sulla N10 in direzione Tinghir, dove prenderemo la deviazione per le Gole del Todra. Durante il tragitto attraversiamo svariate oasi verdi che spuntano dal paesaggio roccioso come smeraldi, a ripensarci adesso voglio tornarci subito! Pernottiamo nel Riad Todra, uno dei pochissimi aperti durante il Ramadan, dove siamo gli unici fortunati ospiti stranieri a godersi il banchetto serale di famiglia con tanto di musica berbera dal vivo e balli sfrenati! La mattina seguente visitiamo le Gole, spettacolari, e Tighremt N’Tazgue un tradizionale villaggio berbero immerso nella splendida Palmeraie (oasi) lungo il fiume.
A questo punto il sole è già alto ed è giunta ora di risalire in auto e accendere l’aria condizionata, prossima destinazione il deserto vero (quello con le dune di sabbia), l’Erg Chebbi! Da Tanghir imbocchiamo nuovamente la N10 fino a Tinejdad dove prendiamo lo svincolo per la R702 fino a Merzouga. Qui comincia la ricerca di un alloggio che non sia troppo caro e che offra escursioni nel deserto, la cittadina è semi-deserta e dopo lungo cercare troviamo L’Auberge La Tradition, un piccolo e pulitissimo albergo con i piedi nella sabbia. Ceniamo con il personale dell’albergo che condivide con noi il proprio pranzo serale festeggiando con canti berberi il Ramadan. Alle 10 siamo già a letto, la mattina seguente ci aspetta sveglia alle 4 per andare a vedere l’alba nell’Erg Chebbi. Nessuno di noi era mai stato in un deserto sabbioso, è stata un’esperienza unica e ricca di emozioni. Il colore della sabbia ramata, quasi rossa, il sole che sorge da dietro le dune e crea ombre radenti e lunghe, Pietro che gioca a fare “Sandile” il Pokemon del deserto… è tutto perfetto e rimaniamo estasiati, quasi inebetiti. La guida ci accompagna in jeep a visitare un accampamento di nomadi, un’area fossilifera e le antiche miniere di piombo di Mtis dove la sabbia ramata assume sfumature grigie e nere tipiche del piombo. Rientrati in hotel ripartiamo alla volta delle città imperiali, la strada per arrivare a Fes è lunga e decidiamo di fare tappa intermedia sulle Alpi Marocchine, a Ifrane.
Ci rimettiamo in marcia sulla R702 e ad Erfoud prendiamo la N13 in direzione Ifrane. In 7 ore di marcia passiamo dal deserto di sabbia e 48 gradi all’ombra al paesaggio alpino e 16 gradi. Attraversiamo il deserto roccioso con le oasi, la steppa ai piedi delle montagne che sembrano gigantesche (in Marocco anche il cielo sembra più grande), alla foresta di Cedri del Libano con tanto di babbuini a bordo strada, fino a salire di altitudine e raggiungere l’altopiano di Ifrane e i suoi 1713 m s.l.m. Qui pernottiamo in un vecchio hotel simil baita sulle rive del lago Aoua, l’Aubergue du Lac. In albergo ncrociamo i primi turisti, miracolo! Non siamo più gli unici ospiti! Siamo cotti dalla giornata di viaggio e soprattutto dal cambio drastico di clima e temperatura, alle 21.30 russiamo già tutti nei nostri lettini in sobrio stile Tirolo anni ’70.
L’indomani mattina lasciamo presto la baita dopo colazione e proseguiamo sulla N8 fino a FES, che raggiungiamo in una paio d’ore. Lungo la strada abbiamo prenotato telefonicamente una stanza per 4 in un ostello economico nella Medina, Pension Talaa. Non è un granché, i bagni in comune sul corridoio non sono proprio puliti però in compenso la stanze sono spartane ma accoglienti. Scaricati gli zaini in stanza ci fiondiamo alla scoperta di Fes armati di Lonely Planet. La Medina è un groviglio di stradine, peggio di Venezia.
Ci perdiamo nel souk delle spezie ammirando la vita che scalpita tra i selciati, bambini che corrono e giocano, vecchi in abito tradizionale, asini che trasportano merci… una cosa però spezza il nostro idillio, un gruppetto di ragazzi nota che siamo in 4, 2 uomini 1 donna e un bambino. Qualcosa non gli torna nella nostra formazione perché cominciano ad insultarci e dare a Lucilla della donna di malaffare sposata con 2 uomini. Sacrilegio! Pietro piccolo rimane un po’ scosso dall’accaduto e decidiamo di cercare una guida locale per il giorno dopo. Ci informiamo all’ufficio informazioni turistiche e ci viene fornito il numero di telefono di Idris, una guida ufficiale che parla italiano. Contrattato il prezzo (in Marocco si contratta per tutto) ci diamo appuntamento l’indomani mattina davanti al nostro ostello. Idris è un uomo sulla sessantina, dal sorriso amichevole e lo sguardo che sa il fatto suo. Ci porta a zonzo per Fes, alla Kasbah, a visitare le più importanti moschee e la scuola coranica Medersa Bou Inania, al Museo Batha che ospita un’eccellente collezione di opere d’arte e artigianato marocchino, nel quartiere delle concerie ed infine ad ammirare gli splendidi portali del Dar el-Makhzen.
La mattina seguente Lucilla è ko, ha 38 di febbre e lo stomaco sotto sopra… galeotto fu il tajin di prugne della sera prima. Nel pomeriggio, con molta calma partiamo alla volta di Meknes, dove trascorreremo la notte in una pensione a gestione familiare e della quale sinceramente abbiamo rimosso il nome. Il giorno dopo, freschi come delle rose, inizia il tour della città e dei principali monumenti. Ci facciamo scarrozzare per la città da una nuova guida ufficiale, una amico di Idris. Visitiamo sia la Medina che la città imperiale con le sue maestose porte decorate, come quella di Bab el-Mansour, il Mausoleo di Moulay Ismail (considerato uno dei più grandi sovrani del Marocco), gli immensi granai di Heri es-Souani e il Bacino di Agdal. Ubriachi di bellezza, decorazioni e merletti variopinti di maioliche, dopo Meknes decidiamo di visitare il sito archeologico romano di Volubilis e l’imponente Arco di Caracalla.
Da Voulibilis partiamo alla volta delle Cascate di Ouzoud, che si trovano a circa 2/3 di strada tra Meknes e Marrakesh. Ritorniamo sulla N8 e costeggiamo il Medio Atlante, poco prima di arrivare a Zaouiat Cheikh il fiume Oum Er-Rbia forma un lago strepitoso sulle cui sponde vi consigliamo di fermarvi per godere del panorama mozzafiato.
In poche ore arriviamo alle cascate di Ouzoud (Cascate dei Mulini in berbero), considerate tra le più alte e più belle del Marocco. Si dice che siano spesso dominate da un arcobaleno (non so se è stata solo fortuna ma noi l’abbiamo visto!) e si trovano in una valle rurale verdeggiante inserita fra montagne di arenaria rossa. Il luogo è affascinante e popolato di Macachi Berberi in libertà. Noi abbiamo alloggiato al Riad Ouzoud… ci siamo voluti trattar bene… ma il posto offre diversi campeggi immersi nel verde.
Lasciate le cascate e il riad ci dirigiamo verso Marrakesh dove, sotto consiglio dei nostri ultimi albergatori, ci aspetta per la gioia del Pietro piccolo un super riad con la piscina! Il riad Les Cicognes, bellissimo! Marrakesh è talmente densa che necessiterà di un articolo tutto suo, per ora posso raccontarvi che il luogo che ci è rimasto nel cuore sono i Giardini Majorelle, un complesso di giardini botanici e paesaggistici progettato dall’artista francese Jacques Majorelle nel 1931, durante il periodo coloniale.
Lasciamo Marrakesh con 3 tappeti e un’amore incondizionato per il Marocco, destinazione costa atlantica e più precisamente Essaouira. L’arrivo nella cittadina costiera è stato alquanto scioccante, uno schiaffo che ci ha riportato nella realtà turistica fatta di souvenir, ristorantini e frotte di radical chic. L’intenzione era quella di trascorrere gli ultimi 5 giorni di relax, sole e mare qui, ma non siamo riusciti a resistere più di una notte. Bellissima Essaouira per carità, ma non era il luogo ideale per noi dopo 2 settimane passate in luoghi ameni lontano dal caos (ad eccezione dei pochi giorni trascorsi nelle città imperiali).
Guida in mano analizziamo la situazione, i posti di mare più belli sembrano essere a sud di Agadir e la spiaggia di Legzira sembra il più bello di tutti. La decisione è presa, andremo a Legzira!
Il tratto di costa atlantica tra Mirleft e Sidi Ifni è talmente bello e selvaggio da dare i brividi in qualsiasi punto ci si fermi ed è un posto poco affollato e tranquillo dove godersi in beata solitudine il fragore delle onde e gli spruzzi dell’oceano.
Come alloggio troviamo un paradiso, Les 3 chameaux. Un vecchio fortino militare del 1935 restaurato e trasformato in Hotel De Charme con 12 suite e una piscina completamente rivestita in tadelakt. Les 3 chameaux è il luogo perfetto dove rilassarsi gli ultimi giorni tra passeggiate lungo l’oceano e pomeriggi oziosi in piscina!