Albania. Una terra mitica per noi italiani, tra voci di meraviglie e vecchi pregiudizzi. In questo ritorno verso l’italia nel nostro viaggio on the road fino ai limiti dell’Egeo abbiamo deciso di dedicare il nostro tempo per visitare alcuni centri e capire meglio le persone e la cultura locale. Abbiamo quindi trascurato Saranda, Valona, e tutte le altre località sul mare di una costa che offre bellissime spiagge e collega la Grecia alla Croazia.
Attraversare la campagna dalla Grecia verso nord è un viaggio nel tempo. Abbiamo visto pastori, buoi che trainano l’aratro, fabbriche socialiste in rovina, fiumi e montagne maestosi, distributori di benzina un po’ ovunque, di cui molti non funzionanti.
Il viaggio di avvicinamento
La presenza così numerosa di distributori di carburante anche lungo le strade meno abitate precede quella degli autolavaggi quando la densità degli abitanti aumenta. In Albania l’auto è importante. Vi capiterà di vedere molte auto di rappresentanza rimesse a nuovo che circolano per il paese.
L’Albania ospita 3 siti patrimonio dell’UNESCO. Butrint (Buthrotum), il più importante sito archeologico Albanese, una antica città greca e poi romana e bizantina, Gjirokastër (Argirocastro) e Berat (Pulcheriopolis). Abbiamo scelto quest’ultima più a nord e all’interno, nota anche per la sua cucina tradizionale.
240km a nord da Ioannina, dopo avere attraversato l’Albania meridionale, siamo arrivati a Berat.
L’antico centro
Superato il disordinato sviluppo degli ultimi decenni le montagne attorno al fiume Osum si avvicinano, la città si fa stretta e si arriva alla parte storica, oggi ancora intatta e preservata. Entrambe le rive del fiume sono gremite di antiche case in architettura tradizionale balcanica ottomana con i caratteristici fronti bianchi e grandi finestroni in legno, che si arrampicano una sull’altra fino a quando le pareti di roccia attorno al centro non si fanno verticali.
In molte di queste splendide costruzioni si può anche dormire. Ce n’è per tutte le tasche, dalle guest house a offerte più raffinate e internazionali. Noi siamo stati all’ Hotel Osumi, dove la famiglia che lo gestisce prepara per gli ospiti la mattina una lucculiana colazione in stile albanese.
La rocca
In alto la rocca è dominata dal Castello di Berat: una cittadella fortificata bizantina, poi sviluppata dagli ottomani, che racchiude ancora molte case originali abitate, chiese ortodosse e moschee. Nonostante negli ultimi decenni la cittadella abbia patito l’abbandono di molte case, la nascita del turismo e l’inserimento nel patrimonio Unesco hanno dato nuovo slancio. Dalla sua sommità si gode si una bellissima vista sulle valli sottostanti e tutta l’area è ancora intatta. Esplorare la rocca e camminare tra i suoi viottoli è molto suggestivo. Per raggiungerla a piedi dalla città ci vogliono circa 20 minuti e 1 ora o più per visitarla. Se andate in auto potete parcheggiare alla Taverna Lazaro in cambio di un caffè o gli altri servizi del locale.
La città moderna non ha lo stesso fascino di quella antica, ma Berat sta cercando di farsi più bella. Dalla città vecchia il Bulevardi Republika è stato da poco risistemato ed è una zona pedonale dove è piacevole passeggiare la sera se vi trovate nei paraggi.
Le case ottomane di Berat
Berat è chiamata anche “la città dalle mille e una finestra” poiché le facciate delle case che guardano verso il fiume, a valle, sono costituite quasi unicamente dalle grandi finestre in legno. Sono giunti fino a noi pochissimi esempi di città ottomane conservate. Mangalemi (la città bassa di Berat) e Gorica (la sua gemella sulla riva opposta del fiume) ne sono uno dei migliori esempi. Per questo motivo e per la sua Rocca millenaria, Berat è stata inserita nella lista dei luoghi patrimonio mondiale dell’umanità protetti dall’UNESCO.
Approfondimento: Lili
Berat non è solo architettura. La città è famosa anche per la sua tradizione culinaria. Ci sono diversi ristoranti, ma uno su tutti si impone. Tra i viottoli della città vecchia troverete “Lili”, cucina casalinga: cinque tavoli in un cortiletto privato molto alla buona dai muri di pietra con una pergola in legno fatta in casa. “Lili Home Made Food” vede moglie e marito dividersi tra fornelli e servizio per offrire a chi si ferma una di quelle esperienze gastronomiche che non si possono più dimenticare. Potrete assaggiare una rassegna di cibi tradizionali preparati come una volta e verrete ricoperti di attenzioni come se improvvisamente diventaste parte di una famiglia locale, avanzi vietati inclusi. Anche Pietro si è sentito a casa qui: Lili è un posto accogliente anche per i celiaci! Molte ricette sono originalmente gluten-free e il vostro ospite conosce la materia e sarà attento a indicarvi i piatti che fanno per voi.