Non era facile trovare un percorso in questo periodo di difficoltà sanitarie, tra mascherine e limitazioni negli spostamenti. Avevamo voglia di camminare per qualche giorno, emozionarci alla scoperta di nuovi panorami, senza strafare, ma assaporando aria e libertà. Il Giro del Confinale ha fatto al caso nostro.
Abbiamo trascorso 4 giorni in mezzo alla natura selvaggia delle Alpi, attorniati da ghiacciai storici, emozionati da panorami mozzafiato per un giro in famiglia che riesce a coniugare la voglia di soddisfazione alpina di Tommaso, la ricerca di pace e natura di Lucilla e ha fatto divertire in modo avventuroso Pietro con stimoli sempre diversi.
Il giro del Confinale è un anello si trekking a 2 passi da Bormio, che in 4 giorni ci ha permesso di vivere alcune delle montagne più celebri di questa sezione di Alpi, camminando nella natura del Parco Nazionale dello Stelvio.
Siamo arrivati con semplicità molto vicino ad alcune vette che incutono rispetto e sono cariche di storia: il Cevedale, il Gran Zebrù, l’Ortles, il ghiacciaio dei Forni, il Gavia
Giro del Confinale
Si parte!
Al centro dell’anfiteatro tracciato dalle pareti delle vette più famose si trova il Monte Confinale, altitudine 3370, attorno al quale gira questo anello di 55 km. L’anello è un percorso abbordabile e affrontabile in famiglia con un minimo allenamento e consapevolezza di montagna. Si arriva in alto, superando anche i 3000 metri, ma rimane un sentiero per tutti, senza difficoltà tecniche, facile da seguire, che da grandi emozioni.
Inoltre, per la gioia di Pietro, in entrambi i rifugi dove abbiamo sostato abbiamo trovato menù senza glutine e grande attenzione in cucina!
Giorno 1. Dal Niblogo al Rifugio Quinto Alpini
Lunghezza 12,1 km
Dislivello: 1250m circa
Indossati gli zaini i sentieri che partono dai parcheggi si uniscono al torrente. Superto il ponte si imbocca la strada bianca che inizia a risalire la valle sulla sponda destra del torrente. Stiamo entrando in Val Zebrù, che in una bella giornata di sole assomiglierà al concetto alpino di Paradiso: rumore di acqua, poche rade baite in legno tradizionali, prati verti, cielo terzo in una valle segnata da pareti verticali di montagne maestose.
La strada sale lentamente e la camminata è davvero rilassata per i primi 8 km. Al 5 si incontra un piccolo gruppo di baite sui prati (alcune vengono affittate per turismo), al 6 e al 7 il Ristoro La Baita e il Rifugio Campo di Val Zebrù dove poter anche fare uno spuntino comodo.
Al 9km si arriva alla Baita del Pastore dove, superato il ponte di legno il sentiero abbandona il fondovalle e inizia a risalire il lato sinistro verso il Rifugio Quinto Alpini, arroccato sotto il ghiacciaio del Gran Zebrù, a 2877. Inizia il tratto, relativamente breve, ma più intenso di tutto l’anello: sono 800 metri di dislivello in 3,5km.
La strada bianca risale a fianco della Frana della Thurwieser e dei torrneti che coinvogliano le acque del ghiacciaio. La salita si sente, eccome. Dopo circa 2 km si calma un po’ nei pressi di alcuni prati di altura, dove è posizionato anche il capanno di latta rossa “Bivacco Città di Cantù”. In alto, si inizia a intravedere il tetto arancione del rifugio Quinto Alpini arroccato in alto.
L’ultimo strattone è una bella faticata spezza-gambe. Tommaso era in buona ed è corso al rifugio per tornare a prendere i nostri zaini, mentre Pietro si era piantato rifiutandosi di salire e si lamentava. Scene di ordinario cammino.
Arrivati in alto però la soddisfazione ha ripagato tutti.
Il Rifugio Quinto Alpini è una casetta di pietra grigia aggrappato ad una enorme roccia sporgente che esce dal pendio scosceso della montagna. Siamo alti, a circa 2900 metri, e sopra di noi ci sono guglie nere che svettano verso il cielo e lingue glaciali.
Il rifugio all’interno è completamente rivestito legno, molto accogliente e gestito con amore da una coppia giovane. Da qui continua l’anello che stiamo percorrendo e partono alcune ascese al Gran Zebrù. Sopra al rifugio, camminando per qualche centinaio di metri, si può ammirare quello che resta della grande lingua glaciale del ghiacciaio dello Zebrù. Per chi non ha mai ammirato un ghiacciaio a pochi metri un esperienza che consigliamo caldamente. Al calare della sera, prima di coricarci sotto i piumini nei letti a castello in legno del rifugio ci è passata a trovare una volpe, che frequenta il rifugio in estate in cerca di avanzi!
Giorno 2. Dal Rifugio Quinto Alpini al Rifugio Forni
Lunghezza 12,3 km
Dislivello: 460m circa
Zaino in spalla per il secondo giorno di cammino. Siamo scesi dal rifugio e abbiamo imboccato i sentieri che tenendosi in quota continuano a risalire la valle verso il passo dello Zebrù. Per circa 3,5km si scende e si percorrono falsi piani tra prati e ruscielli, poi per 2 km si riprende a salire per arrivare a quota 3000 metri del passo.
Salendo verso il passo, girandosi indietro si può ammirare tutto il gruppo dello Zebrù a destra e il Confinale a sinistra. Il panorama inizia a farsi maestoso.
Ma è al passo che scende il silenzio per l’emozione. La vista a 360 gradi qui è una delle più belle che abbiamo mai visto. Tutte le vette della zona in piena vista, i Cevedale di fronte a noi col suo ghiacciaio bianco, a lato quello dei forni, la piramide nera del Gran Zebrù in tutta la sua forza, la valle dello Zebrù dietro e i piani verdi dove si trova il Rifugio Pizzini. Wow.
Da qui in poi la salita di oggi è finita. Inizia una allegra discesa e decidiamo di improvvisare un pranzo al sacco sui prati nella valle di fronte ai ghiacciai per goderci il più possibile gli occhi. In fondo alla valle c’è il Rifugio Pizzini e in alto sulle creste del Cevedale si vede il Rifugio Casati a ben 3269 metri !.
Al Pizzini si arriva anche con un servizio Jeep, e così nelle voci della gente (davvero tanta) finisce il nostro magico senso di sospensione nella poesia delle montagne. per fortuna dura poco: appena ci incamminiamo nel sentiero alto che scende verso valle (evitate la strada dove passano le jeep) ci troviamo di nuovo da soli tra i prati in quota con a fianco a noi i ghiacciai che fanno mostra di se.
In fondo alla valle è il Rifugio Forni, dove pernotteremo oggi e la prossima notte. Il rifugio è più un albergo di montagna fin dal 1800. Comodo e accogliente qui si respira un alpinismo di lunga data. Da qui partono molti percorsi per il Cevedale. al piano terra alcune teche raccolgono cimeli della prima guerra mondiale, quando l’Albergo fu trasformato temporaneamente in una caserma. Il rifugio è raggiungibile anche in auto per chi volesse iniziare da qui qualche escursione.
Prossima tappa, la vetta del Monte confinale!
Giorno 3. Dal Rifugio Forni alla vetta del Confinale
Lunghezza 14,7 km
Dislivello: 1200m circa
Dopo due giorni di emozioni e la comodità della sala colazione del Rifugio Forni, ci imcamminiamo oggi verso il sentiero che ci poterà a conquistare la nostra vetta di questo anello, il Monte Confinale, a 3370m!
Il sentiero parte pianeggiante e inizia a salire dopo quasi 2km di falso piano. In altri 2 km di tornantini tra i prati si arriva al Lago della Manzina, uno specchio d’acqua sospeso su un piccolo pianoro esposto verso sud quasi sempre al sole da dove si gode della vista dei ghiacciai già ammirati il giorno prima.
Una volta superato il lago il panorama si fa brullo e si inizia a camminare tra le rocce rosse del confinale. Alcuni tratti sono più impegnativi e si sente la salita. 20 minuti prima della vetta si arriva ad un altro bivacco di latta rossa, il Bivacco Giampaolo Del Piero. A questo punto abbiamo risalito 1000 metri dal Rifugio Forni, ne mancano ancora pochi!
Arriviamo in vetta al Confinale poco dopo, avvolto nelle uniche nubi incontrate in 4 giorni di cammino. Peccato, ma abbiamo visto talmente tanta bellezza nei paesaggi di questi giorni che non ci è pesato tanto. Al ritorno ci siamo fermati un paio d’ore al sole al Lago della Manzina a riposare sotto il sole sui grandi pietroni levigati, mentre pietro giocava con l’acqua sulla sponda e provava a bagnarci!
Rientriamo al Rifugio Forni per il riposo serale.
Giorno 4. Dal Rifugio Forni al Niblogo
Lunghezza 15,99 km
Dislivello: 250m circa
L’ultima tappa è la più lunga ma anche la più rilassata. Quasi tutta in discesa lungo i crinali del Confinale per ricollegarsi alla Valle dello Zebrù. Si cammina tra i pascoli di montagna con qualche torrente e fascia di fango da superare di tanto in tanto.
Dopo circa 9km di cammino si trova lungo il sentiero un alpeggio abitato dove alcuen giovani famiglie sono tornate a prendersi cura delle vecchie fattorie di montagna. Fanno un buon formaggio di malga (che abbiamo comprato) e si prendono cura del bestiame.
Poco dopo inizia la discesa: bisogna perdere altitudine per arrivare alla quota della partenza della valle del Zebrù. Gli ultimi 5km sono quindi dei tornanti lungo la strada di montaggia che scende nei boschi dall’alpeggio fino a Pradaccio, un piccolo gruppo di baite molto ben tenuto e conservato. Qui si aprono i prati e poco più in là c’è il ponte sul torrente da cui risalire al Niblogo o a Fantelle, a seconda di dove avete parcheggiato.
Sull’anello del Confinale
L’anello è facile da seguire e, nonostante dia sensazioni da alta montagna, non comporta particolari difficoltà tecniche. Servono solo un po’ di gambe nella fase finale della salita al Rifugio Quinto Alpini (1° giorno) e alla vetta del Monte Confinale (3° giorno), ma è solo fatica e verrà ripagata da vista e serate in rifugio piacevoli!
Per preparare l’escursione ci siamo documentati sul sito del giro ufficiale, organizzato per comunicare questo tour dai Rifugi Quinto Alpini e Forni, a questo link: www.girodelconfinale.it.
I rifugi comunicano tra loro anche per facilitare la prenotazione delle notti lungo il percorso! Potete seguire il percorso scaricando la nostra traccia GPS dal profilo Wikiloc di Tommaso! Se volete scoprire altri percorsi in zona, il sito del Parco Nazionale dello Stelvio e quelli dei rifugi sono degli ottimi punti di partenza.
Il Giro del Confinale, senza glutine!
L’arco alpino è sempre più facile per i celiaci e chi presenta gravi intolleranze al glutine!
Sia il Rifugio Quinto Alpini che il Rifugio Forni hanno sempre in menù un piatto senza glutine e ci hanno servito anche pane e biscotti riservati per Pietro. Meglio comunque avvisare quando si riserva la stanza (Rifugio Forni) o i posti letto (Rifugio Quinto Alpini) per permettere ai gestori di organizzarsi. In fondo siamo in alta montagna e i gestori del Rifugio Quinto Alpini caricano tutto a mano dalla valle e potrebbero sempre trovarsi a corto di qualche provvista particolare dopo un imprevisto.