Attraverso gli Appennini, una antica via collega le città di Bologna e Firenze.
E’ la Via degli Dei, che ripercorre la strada percorsa da millenni da chi viaggia lungo l’Italia .
5 giorni, 100km, 3500m di dislivello attraverso gli appennini, dai campanili di Bologna ai prati che si aprono su Firenze.
All’inizio della stagione, Chiara, Massimo ed Anna, famiglia di amici bolognesi che hanno percorso la Senda Litoral lungo il Cammino Portoghese ci hanno chiamato invitandoci a percorrere insieme la Via degli Dei.
La Via degli Dei in famiglia
Per noi è una doppia sfida: riprendere a camminare dopo un anno di pausa e intrapprendere il primo cammino da quando abbiamo scoperto la celiachia di Pietro e lui stesso ha subito un piccolo intervento ai piedi. Periodo scelto: i giorni lungo il ponte del 1 maggio, sperando nella clemenza del tempo e nella mitezza della primavera Appenninica.
Abbiamo perciò ripreso a uscire facendo, nel mese che ha preceduto il cammino, 4 uscite di riscaldamento sui colli attorno a Vicenza, tra gli 8 e i 20km. Le gambe funzionavano ancora. I piedi non facevano male, perciò: pronti via!
Abbiamo percorso la via degli dei in famiglia:
Due coppie di genitori con 1 ragazza di 12 anni e 1 ragazzo di 13 anni.
Quanto è dura la Via degli Dei
La Via degli Dei è per tutti. Ma è anche un percorso meno banale di quello che può sembrare, con dislivelli presenti su tutte le tappe. Il fondo dei sentieri è prevalentemente terroso e non è tecnicamente impegnativo in condizioni normali. Un solo tratto, la discesa da Monte Gazzaro, dopo il Passo della Futa, è attrezzato con corde d’acciaio per tenersi con la mano lungo il pendio.
La pioggia però può mutare le condizioni dei sentieri. Col bagnato molti tratti diventano scivolosi e la terra si tramuta in fango. Come se non bastasse alcuni tratti sono percorsi da appassionati di motocross che al peggiorare delle condizioni metereologiche si dilettano a derapare nel bosco (si, avete letto bene). In quelle condizioni i tasselli dei pneumatici da cross eseguono un efficace processo aratura del terreno tramutano il fondo del sentiero in un fiume di melma inaffrontabile.
Con la pioggia perciò è sempre preferibile cercare percorsi alternativi tra gli alberi a lato del sentiero principale e, possibilmente, indossare scarpe in goretex.
Cenni storici
Buona parte del percorso segue la traccia della antica via Flamina Militare, una strada romana risalente al 187 avanti Cristo, andata poi presto in disuso, ma utilizzata anche nel Medioevo come alternativa alla via Francigena per il cammino dei pellegrini che si dirigevano a Roma dal Nord Italia. La strada romana è eccezionale per la sua composizione in selciato, che i romani erano soliti utilizzare solo all’interno delle città.
La Via degli Dei inoltre si muove attraverso un’area teatro di sanguinosi scontri nella Campagna d’Italia svolta dalle truppe alleate durante la guerra contro l’occupazione nazifascista. Lungo queste alture passava la linea difensiva dell’Asse: la cosiddetta Linea Gotica. Al passo della Futa si trova il Cimitero militare germanico della Futa, il principale sacrario militare tedesco in Italia che ospita oltre 30.000 salme di caduti in guerra.
Il nome della Via degli Dei
Da Bologna, verso la Toscana, tra le prime alture si incontrano Monte Adone (figura della mitologia greca simbolo della bellezza maschile, della morte e del rinnovamento della natura), Monte Venere (dea della bellezza nelal mitologia romana) o Monte Luario (dedicato a Lua, la dea a cui venivano consacrate le armi dei nemici sconfitti nella mitologia romana). Queste tre figure mitologiche che segnano l’inizio del cammino hanno dato il nome al percorso di oggi.
Da Monte Adone e dai suoi caratteristici pennacchi segnati dal vento, si ammira la pianura, Bologna, e le sue torri.
Quando percorrere la via
La Via degli Dei attraversa gli Appennini, partendo da Bologna e giungendo a Firenze. A parte la partenza e l’arrivo, gran parte del percorso si trova in altitudine seguendo le creste, arrivando ad un massimo di 1200 metri, poco prima del Passo della Futa.
La primavera sembrerebbe la stagione ideale, ma è anche ricca di precipitazioni, che possono sfociare in tarde nevicate sopra i 1000 metri. L’inizio e la fine dell’estate sono i periodi ideali per non soffrire il caldo e godere il panorama ancora verde o con le prime foglie che cadono. Portate comunque sempre con voi il necessario per coprirsi da freddo e intemperie. Felpe, maglie termiche, poncho o shell in goretex non dovrebbero mai mancare.
Le guide
La Via degli Dei si sta sviluppando velocemente e anche le guide si stanno moltiplicando. Non tutte le pubblicaziono inoltre vengono aggiornate ogni anno, quindi è difficile tenere il passo della guida più aggiornata. Il nostro consiglio è quello di affidarsi alle principali, a cui affiancare una buona traccia gps di orientamento da seguire.
Terre di Mezzo, rimane l’editore di riferimento in Italia per chi viaggia a piedi. La sua guida si compra in libreria o online con facilità. E’ la nostra preferita.
Trovate “Guida alla via degli dei. Da Bologna a Firenze e ritorno” di Simone Frignani, qui
Dove dormire lungo la via
Lungo la Via degli Dei non esistono gli Albergue come lungo il cammino di Santiago. La sta però contribuendo a riattivare molti paesi che erano rimasti laterali ai flussi turistici, quindi B&B e piccoli hotel lungo il percorso (rintracciabili sulle principali piattaforme, come Airbnb o Booking) si stanno riattivando e organizzando.
Scegliete le vostre tappe in base a quanto volete camminare ogni giorno e cercate ospitalità nelle località attorno. Nel racconto delle tappe riportiamo dove abbiamo dormito noi.
Tutte le tappe della Via degli Dei
La via degli dei può essere percorsa in tapep diverse. Il percorso ideale si snoda attraverso 5 tappe (4 notti) da Bologna a Firenze. Noi, per evitare il tratto industriale che esce da Bologna e quello analogo Fiorentino, abbiamo deciso di accorciare leggermente il percorso partendo dalle pendici del Monte Adone e arrivando fino a Fiesole, da dove si domina la vista su Firenze.
1. Da Brento (Monte Adone) a Monzuno
Lasciata l’auto vicino a Brento, alle pendici del Monte Adone, abbiamo percorso un anello intorno alla montagna per ricollegarci alla Via degli Dei e salire in vetta ammirando il panorama su Bologna. Da qui si vedono chiaramente le torri e tutto il paesaggio attorno. Il Monte Adone è noto per le pareti rocciose erose dal vento, che spesso sono immortalate nelle foto della Via degli Dei. Da qui si procede tra sali-scendi fino a Monzuno. Il sentiero devia a lato della strada per offrire percorsi diversi dall’asfalto, ma sostanzialmente segue la stessa traccia e spesso risulta tortuoso. Per questo motivo in alcuni tratti abbiamo deciso di seguire comunque la strada. Arrivati a Monzuno abbiamo proseguito lungo il sentiero fino al Rifugio del Viandante. Qui una famiglia ha ristrutturato una vecchia casa di campagna dove coltiva al terra e alleva animali. Il luogo è incantevole e l’ospitalità attenta. La colazione è compresa con grande attenzione anche per i celiaci.
2. Da Monzuno a Traversa (Passo della Futa)
Dal “Rifugio del Viandante” la traccia riprende risalendo Monte Venere. Il dislivello è ancora dolce, ma questa tappa ha il maggiore dislivello di tutto il cammino, arrivando poco oltre i 1200 metri, in prossimità del Passo della Futa. L’itinerario è ben battuto e si muove sopratutto tra boschi e strade bianche. A poco meno di metà tappa si trova Madonna dei Fornelli, dove è possibile fare una pausa prima della salita (circa 400 metri di dislivello) che porta alla sommità di Monte Dei Cucchi e Monte Bastione. Dopo Monte Bastione si iniziano ad aprire i primi prati tipici dell’immaginario Toscano, con tanto di cascine al centro. In questa zona si sono scoperti i primi tratti dell’antica via romana Flaminia Militare, che ci accompagnerà anche i giorni successivi. La Via degli Dei segue in buona parte il suo tracciato. Un ultima salita e il sentiero inizia a scendere ripidamente fino a Traversa, dove ci aspetta la Trattoria da Jolanda. “Da Jolanda” è una trattoria ospitale dalla cucina memorabile, la pasta fatta in casa senza glutine stirata dalla nonna è un miracolo (ne parliamo a fine articolo). Lascia però un po’ a desiderare per le camere, davvero modeste per la tariffazione “a persona” che viene praticata.
Durante questa tappa abbiamo anche incontrato Andrea, uno degli ideatori del Cammino Fogazzaro Roi che si sviluppa lungo i luoghi vissuti dall scrittore da Montegalda a Tonezza del Cimone in Veneto, percorrendo 84km in 4 tappe. Andrea ha camminato con noi per 2 giorni condividendo pensieri e passioni. E’ il bello del cammino. Speriamo di rivederlo presto sulle vie venete!
3. Da Traversa (Passo della Futa) a San Piero a Sieve
Traversa è una frazione a poca distanza dal Passo della Futa. Qui può fare freddo. Siamo a quasi 1000 metri di altitudine. Alla Futa si trova il maggiore cimitero militare germanico della seconda guerra mondiale. Un ricordo della storia italiana che vale la pena di visitare. Dopo il passo si sale a Monte Gazzaro, l’apice della tappa, da cui si scende rapidamente. Attenzione alle condizioni, col la pioggia questa discesa diventa particolarmente faticosa per l’instabilità sul terreno fangoso. Se avete dei dubbi optate per la variante su strada. Dal Monte Gazzaro in poi tutta la tappa continua a perdere dislivello fino ad aprirsi nella vallata di San Pietro a Sieve. Gli ultimi chilometri da Sant’Agata sono completamente in piano.
Si trascorre buona parte dei 24km lungo boschi e i pendii, senza incontrare paesi o punti di appoggio: partite forniti di provviste e acqua.
Durante questa tappa le vecchie scarpe di Pietro hanno dato segni di cedimento e la suola ha iniziato a scolarsi. Siamo stati “salvati” dai gentilissimi gestori del delizioso B&B Vacanze in Mugello, dove avevamo prenotato a San Piero a Sieve. I “soccorritori” sono venuti a prendere Pietro e Lucilla a Sant’Agata mentre il resto del gruppo finiva la tappa a piedi e li hanno addirittura accompagnati a Borgo San Lorenzo a trovare delle scarpe nuove nel fornitissimo negozio sportivo di Dario! Grazie davvero. Il bello di viaggiare a piedi è anche la possibilità di incontrare persone così.
4. Da San Pietro a Sieve a Bivigliano
Da San Piero a Sieve, si scorre sotto la Fortezza Medice di San Martino fino ad arrivare al Castello del Trebbio, antica proprietà della famiglia dei Pazzi storici nemici dei Medici. Se avete il tempo, entrambi i siti meritano una visita. Dal Castello dei Trebbio il panorama si fa incantevole: antiche cascine, dolci colline ricoperte di prati. Il paesaggio è curatissimo e incantevole. Poco dopo la località di Tagliaferro inizia la salita che ci farà guadagnare circa 600 metri di dislivello fino al Convento di Monte Senario. Con la salita il sentiero entra nel bosco per aprirsi ogni tanto in piccole radure. Si incontra così la Badia del Buonsollazzo, un convento abbandonato vero la fine degli anni 80. Un luogo dalla storia bizzarra, costruito nel 1084 e divenuto un importante centro benedettino, fu raso al suolo e ricostruito secondo le regole trappiste nel 700, momento dal quale inizio un lento e graduale declino. Più fortunata è la storia del vicino Convento di Monte Senario, fondato nel 1234, tutt’ora attivo. Qui è nato l’ordine dei Servi di Maria, che si sono diffusi poi in tutto il mondo. Nelle sue distillerie è stato inventato l’Abetone, l’Amaro Borghini, l’elisir di China e l’Alchermes, tutt’ora prodotti dai monaci. Il convento domina il Monte omonimo. Da qui scende il viale di enormi cipressi che porta a Bivigliano, dove abbiamo riposato.
A Bivigliano abbiamo alloggiato al Giotto Park Hotel, una dimora storica di fine Ottocento che ha mantenuto a sua architettura originale, un albergo piacevole e surreale nel suo essere giunto ad oggi senza apparenti cambiamenti da quando fu istituito.
5. Da Bivigliano a Fiesole
Da Bivigliano inizia un lungo falso piano. Il panorama si apre su prati da cui si inizia a scorgere la vallata di Firenze e in fondo, anche la cupola del Brunelleschi. Uno spettacolo. L’unica salita del giorno conduce a Poggio Pratone, la più alta delle terrazze panoramiche naturali su Firenze. Da qui si scente dritti fino a Fiesole e al suo borgo. La strada che entra in paese costeggia la costa da cui si gode di una vista impareggiabile sulla capitale toscana. Siamo arrivati! Firenze è a pochi centinaia di metri. I ragazzi sono stanchi e preferiscono riposare. Piazza Mino da Fiesole col mercato rionale e affollata dai turisti è uno shock dopo questi giorni di silenzi e natura. Lo sono ancora di più i camerieri dei bar dove ci siamo fermati, che non sembrano amare chi arriva dal cammino. Al “Cafe Deja Vu” si sono addirittura rifiutati si servire Pietro per non “avere rogne con i celiachi”. Evitatelo. Stona con la bellissima esperienza dei giorni passati e con l’accoglienza incontrata lungo la via.
Le credenziali della Via degli Dei
Le credenziali sono il passaporto di viaggio dei cammini, che la Via degli Dei ha “importato” dal Cammino di Santiago. Nelle strutture dove vi fermerete vi verrà apposto un timbro che terrà traccia del vostro passaggio.
Le credenziali possono essere ritirate presso le principali basiliche di Bologna o ordinate via email. Sul sito ufficiale della Via degli Dei trovate le indicazioni dettagliate e la lista delle strutture convenzionate ufficiali.
La Via degli Dei Gluten Free
La via da Bologna a Firenze è un piacere anche per il gusto. L’esperienza Gluten Free lungo la via degli dei è stata positiva. Sopratutto nelle prime tappe abbiamo sempre trovato locali attenti alle nostre necessità.
Una menzione particolare va data a Jolanda, trattoria e albergo a Traversa, nei pressi del Passo della Futa. Cucina casalinga degli appennini Toscani: sapori veraci e ospitalità calorosa di un tempo. Ma la scoperta meravigliosa è la pasta senza glutine tirata a mano dalla nonna, con cui vengono fatti tortellini, tagliatellee lasagne strepitose. Il sogno di un celiaco è qui. Veramente commovente.
Anche a San Piero a Sieve abbiamo trovato grande attenzione alla celiachia presso La Bisboccina. Se dall’esterno il locale non sembra granchè, la cucina ci ha gratificato della giornata faticosa con ottimi piatti. Qui tutte le pietanze, sia i primi che le pizze, sono disponibili anche senza glutine, tortellini inclusi! Va detto però che la pasta della pizza gluten free è particolarmente sottile e assomiglia più ad una piadina. Pietro non era molto soddisfatto.
Sebbene non ci fossero ricette preparate ad hoc senza glutine, non possiamo non citare La Locanda di Bivigliano. Qui vengono offerti pochi piatti tradizionali in un ambiente molto semplice. Nulla è acquistato, tutto è fatto in casa. Il personale è stato molto cordiale nel cercare di trovare una soluzione gluten free, e la Fiorentina che abbiamo condiviso, una vera bistecca di Brontosauro, è stata una delle migliori che abbiamo mai mangiato. Memorabile.
Paradossalmente, più ci siamo avvicinati alla turistica Firenze, meno abbiamo trovato disponibilità. I grandi Flussi turistici probabilmente sono nemici della cura alla persona. In piazza a Fiesole quando abbiamo richiesto se erano previsti piatti senza glutine ci hanno invitato ad andare via e al Cafe Deja Vu, quando ci siamo seduti stremati, camerieri peraltro molto sgarbati si sono rifiutati si servire Pietro per paura che in caso di contaminazione potessimo fare causa al Bar. Pessimi.